venerdì 18 marzo 2011

CARLO PISACANE E LA SPEDIZIONE DI SAPRI

Carlo
Pisacane: la vita e gli ideali (1818-1857)


Il patriota napoletano, dopo gli studi al collegio militare della
Nunziatella, prestò per qualche tempo servizio nell’esercito
borbonico. Idealista e visionario, mostrò presto insofferenza
agli ambienti militari, tanto che a 30 anni abbandonò Napoli e
la carriera per trasferirsi con la sua amata Enrichetta De Lorenzo - donna sposata con un uomo anziano e madre di tre figli - in Inghilterra e poi in Francia. 

Arruolatosi nella Legione Stranierafrancese, alla notizia dello scoppio della prima guerra
d’indipendenza (1848) tornò in Italia per combattere contro
gli austriaci in Lombardia. Nel 1849 fu membro della Commissione di
guerra e capo di Stato maggiore nella Repubblica romana, alla cui
caduta prese la via dell’esilio.
Nel 1857, imbarcandosi a Genova con alcuni compagni, Pisacane liberò circa 300 prigionieri reclusi nel carcere dell'isola di Ponza.
Poi sbarcò a Sapri, una cittadina tra la Campania e la Basilicata.
La popolazione del luogo, però, non collaborò affatto alla ribellione, come aveva sperato Pisicane. Anzi, credendo che si trattasse di gente pericolosa, avvisò la polizia. Attaccato dalle guardie e dai contadini Pisicane fu sopraffatto. Rimasto ferito e vedendo il suo tentativo ormai fallito, si uccise. Alcuni dei suoi uomini vennero massacrati, altri catturati e finirono in carcere.
Tutta l'Italia fu scossa dal fallimento di queste azioni. La maggior parte degli italiani incominciò a pensare che questa non fosse la strada giusta per giungere all'unità d'Italia. L'unica soluzione era quella di affidare al regno di Sardegna il compito di realizzare   l'unificazione dell'Italia.
Nel 1857 venne fondata a Torino la Società Nazionale Italiana. Il suo motto era:
"Italia e Vittorio Emanuele" 

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